Gaetano Celano Lo Monaco: “U CUNTO RI LI CUNTI” – NATALE E’ TRADIZIONI

NATALE È TRADIZIONI IX Edizione
5 – 27 – Dicembre 2015
Teatro Carlo Magno, Via Collegio di Maria al Borgo Vecchio, 17 – Palermo
+ 39 347 5792257 www.mancusopupi.it     teatrocarlomagno@libero.it

Venerdì 11 e 18  dicembre 2015  ore 21,00
Gaetano Celano Lo Monaco: “U CUNTO RI LI CUNTI”
Ingresso unico € 5,00

 

Gaetano Lo Monaco CelanoIl cunto, è  la forma di teatro più antica che esista. Il cunto viene fatto con l’essenziale che richiede la tradizione: una pedana, una spada, il corpo e la voce. Le modalità del racconto e la corporeità della recitazione sono affidate alla bravura del cuntista, ma anche a strutture tradizionali della narrazione popolare siciliana.

Gaetano Celano nasce a Palermo nell’ antico quartiere del Capo dall’ arabo (caput seralcaldio) mercato arabo delle spezie. Sin da piccolo è dotato di una valente manualità nel costruire. La madre riusciva con un piccolo martello ( che ancora possiede x ricordo) e 50 lire di chiodini comprati da uno calzolaio vicino a tenerlo impegnato, così il piccolo Gaetano stava lì a piantarli finché non finivano i chiodi o non si schiacciasse un dito. L’amore per i pupi cresce imitando il nonno che si dedicava alla costruzione dei pupi davanti il proprio teatrino in vicolo Pilicelli. Amici di famiglia che risiedevano in America gli regalarono dei giocattoli, fra questi c’erano dei personaggi come Big Jim con costumi da Robin Hood e con teste della serie il Pianeta delle Scimmie Gaetano con le forbicine della nonna, del filo elettrico e delle lattine di coca cola riciclate armò di vero pugno con elmi, corazze, gambali e spade quei personaggi sotto gli occhi stupiti dei familiari, dando vita a Orlando, Rinaldo e i paladini che aveva dentro. Gaetano cresce nei vicoli della vecchia Palermo respirando l’aria del mercato dove echeggiavano le abbanniate dei venditori e il profumo dei panni stesi, inondava quelle stradine popolate dove si parlava col baccagghiu. Nella famiglia di Gaetano si usano termini del gergo puparo come per esempio non toccare quel coltello che è una Durlindana, non stare vicino al quel tuo amico che è una Gano di Magonza o magari per indicare che da piccolo era molto vivace la madre lo paragonava a Malaguerra. Nell’Ottobre del 1973 il nonno muore in un tragico incidente, portando via con se un pezzo di storia del rione Capo e una figura storica di Palermo; la tradizione di famiglia sembrava volgere al termine ma in quel bambino che cresceva spensierato tra i vicoli si distallavano la maestranza e la magia dei cunti del nonno. Scavando e spolverando nella memoria della madre e dello zio Rosario Celano, che sin da piccolo seguiva il padre nella sua arte, fu lui che mi fece da maestro raccontandomi storie con dialetto e gesti nella postura di cuntastorie. Il debutto sul palcoscenico avviene al Teatro Montevergini con lo spettacolo I 4 cunti per la regia di Fabrizio Lupo.

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